Avvolta in un’atmosfera blu come i cieli artificali dei presepi, da una luce soffusa, teatrale, come una carezza della buonanotte che si accompagna al c’era una volta: ecco la prima edizione, la copia originale delle Fiabe per bambini e del focolare, proclamata tardivamente solo nel 2006 patrimonio dell’umanità dall’Unesco e ora custodita in una teca di vetro antiproiettile a Kassel nel museo dedicato ai Grimm. Il volume è aperto proprio alla pagina iniziale dove sotto al titolo c’è scritto “gesammelt durch die Bruder Grimm”, cioè (fiabe) raccolte dai fratelli grimm,
Il tedesco usa la preposizione durch che vuol dire ‘attraverso’, ‘mediante’, ‘tramite’ quando si cosrtuisce il passivo ma qui ratifica alla perfezione l’idea che gli autori sono soprattutto coloro attraverso i quali è passato il grano delle storie, sono i mediatori tra il passato e l’oggi di tutti gli anni futuri, e lo hanno fatto come hanno scritto nella prefazione “perché quelli che dovrebbero conservare le fiabe sono sempre più rari”
Quindi le fiabe nascono come lavoro ‘culturale’, di conservazione di un patrimonio ma trovano poco a poco la dimensione divulgativa. Un processo di apertura progressiva al pubblico e ai bambini che si può seguire nelle diverse edizioni, dal 1812 fino al 1857. Stilisticamente e contenutisticamente.
I testi non sono annotati, ma i Grimm realizzano un volume di appendici in cui riportano le varianti scartate , motivando di volta in volta le scelte. Ma la loro fiducia nel potere evocativo delle storie è illimitata.“Dove le fiabe sono ancora vive – scrivono nella prefazione dell’edizione del 1819 – vivono in maniera tale che non si pensa se siano buone o cattive, poetiche o adattate per gente di gusti sofisticati: semplicemente le si conosce e le si ama, perché così le si hanno ricevute e danno piacere, senza che ci sia una ragione. “
Per questo non c’è bisogno di magnificarle, dicono, o difenderle contro opinioni avverse. Il loro puro essere basta per proteggerle. Amanti della metafora romantica, ma sempre motivata, né mai espressa per puro compiacimento i Grimm collegano la “purezza” del materiale fiabesco agli occhi dei bambini: le storie posseggono il loro stesso azzurro splendore, uno splendore senza macchia ancora più prezioso perché l’organo della vista è l’unico nel corpo che non crescerà più.
Questa purezza ricercano i Grimm, e per questo a partire dalla seconda edizione, hanno espunto ogni espressione inadatta ai più piccoli. C’è im questa scelta come abbiamo visto in precedenza anche una determinata strategia editoriale che alla lunga si rivelerà vincente. Ma credere che sia stata l’unica motivazione sarebbe fare un torto all’appassionata tensione verso l’ideale narrativo dei Grimm: la ricerca dell’incanto, di una sintassi avvolgente, di un lessico e di un ritmo che diano un’idea di sospensione, di mondo altro, di uno spazio raggiungibile con la fantasia dove il lettore può trovare ristoro ed energie per tornare poi alla vita reale.
Onore a Philip Pullman: il notissimo autore de la trilogia de La Bussola d’oro, capace di slanci immaginativi favolosi e di goffe cadute ideologiche, spiega sul Guardian la sua riscrittura di 50 fiabe dei fratelli Grimm, e lo fa in modo incomparabile, accurato, partecipato, affabile, scientifico: maneggiando con rispetto e cura il materiale ereditato e sfoggiando osservazioni ineccepibili, imperdibili, utilissime per chi voglia assimilare i fondamenti dell’arte di narrare una fiaba.
Eccoli allora, riassunti in poche parole.
1) I personaggi: convenzionali certo, descritti senza alcuna cura per l’interiorità, spesso privi di nome, sembrano figure di un ‘teatro giocattolo’. Piatte non arrotondate. Un solo loro lato è visibile a chi li guarda, ma è l’unico necessario. “Sono descritti in atteggiamenti di intensa attività e passione, cosicché la loro parte nella rappresentazione può essere facilmente letta a distanza. E il racconto è di gran lunga più interessato a ciò che fanno e fanno accedere che alla loro individualità”. Che dire? Applausi
2) La velocità è la “grande virtù” delle fiabe. Una bel racconto si muove alla velocità del sogno da un evento all’altro, fermandosi solo per il tempo necessario e nulla più. Nulla a che fare con la narratriva moderna. Nomi, aspetto, contesto sociale son particolari che rallenterebbero e la fiaba li evita con estrema leggerezza”
3) Il ginepro. Una delle fiabe più belle anche per Pullman. Non migliorabile soprattutto nella parte in cui all’evocazione di un mese corrisponde esattamente un evento, uno sviluppo della gravidanza della madre che aspetta il figlio sotto l’albero: lo stesso dove avverrà la sua risurrezione. Perfetta è anche i Musicanti di Brema: ad ogni frase c’è un avanzamento della narrazione. Non è possibile far meglio.
4) La fiaba non è un testo. Ma è una “narrazione che muta, cresce, può essere stata interrotta da un naso atturato o da un colpo di tosse. Molta gente le ha tramandate così, cambiando di giorno in giorno i particolari e per questo ogni parola porta in sé una storia, una personalità. Chi vuole riscriverle dovrà allora scegliere quel tipo che più si adatta alle proprie inclinazioni narrative: per la commedia, il thriller, la suspense. Una fiaba è in perenne stato di divenire e di alterazione.
5) il giusto ‘tono’. Tendere alla chiarezza. Senza però arrovellarsi troppo. Scrivere questo tipo di storie è una delizia che sarebbe peccaminoso guastare con le proprie ansie. E poi – grandioso – non è “necessario inventare”. La sostanza della storia c’è già tutta, esattamente nel modo in cui la sequenza di accordi in una canzone è a disposizione di un jazzista. Affrontarla dunque con tutta la leggerezza e lo swing di cui siamo capaci.
6) Rispetto e cortesia per lo spiritello che ‘protegge’ ciascuna di queste storie. Libero, irriverente, giovane o vecchio che sia, femmina o maschio. E proteggerà anche chi ne riscrive una. E a chi vi accuserà che ciò non ha senso e che per raccontare una storia c’è bisogno solo dell’immaginazione umana dovrete rispondergli: ‘Certo, ma questo è il modo in cui lavora la mia”. Grande Philip Pullman. Magistrale.
Allora, le voci sulla luna si acquietano per qualche giorno, ma sotto sotto, silenziosamente, si preparano a tornare a canticchiare qualcosa, verso la fine del mese…buone vacanze!!
Dall’America del Nord a…Lorenzo il Magnifico. Da Jorma Kaukonen a Franco Fortini, cui Domenica e Lunedì è dedicato. Ecco qui di seguito le dieci canzoni da votare per questa nuova puntata del sondaggione branduardiano. A voi la parola…
Poche sorprese per questa tornata di voti, un po’ meno in totale rispetto al solito. Colpa, forse, del minor fascino dei due dischi esaminati? O solo di…Minosse? Ad ogni modo ecco la classifica…
Tango | 42 | 26% | |
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Uomini di passaggio | 38 | 23% | |
Bella faccia | 20 | 12% | |
Madame | 17 | 10% | |
1° aprile 1965 | 13 | 8% | |
Il ladro | 10 | 6% | |
Pioggia | 8 | 5% | |
Il tempo di partire | 6 | 4% | |
L’albero | 5 | 3% | |
Angelina | 3 | 2% |
Si è conclusa dunque la manche più votata del nostro sondaggio e i risultati sono davvero sorprendenti, anche se la bellezza assoluta delle canzoni in gara faceva presagire da subito dei bei ‘testa a testa’. Ecco allora la lista, and the winner is…
Nel giardino dei salici | 55 | 18% | |
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Profumo d’arancio | 49 | 16% | |
I cigni di Coole | 43 | 14% | |
Il violinista di Dooney | 40 | 13% | |
Innisfree, l’isola sul lago | 33 | 11% | |
Cercando l’Oro | 23 | 8% | |
Il cappello a sonagli | 20 | 7% | |
Quando tu sarai | 17 | 6% | |
A una bambina che danza nel vento | 11 | 4% | |
La canzone di Momo | 10 | 3% |
Stavolta passiamo in rassegna i due dischi meno noti al di fuori della cerchia degli aficionados: parliamo di Pane e Rose (1988) e Il ladro (1990). Paradossalmente molto incensati dalla critica solitamente meno benevola nei confronti di Branduardi,lasciarono alquanto di stucco i fedelissimi. Ciònonostante e a diversi lustri di distanza conservano ancora degli autentici capolavori, come ad esempio Tango e Uomini di passaggio: due brani a miogiudizio tra i migliori in assoluto dell’intero repertorio branduardiano. Certo che, ancora, a tanti anni di distanza, resta sorpendente il trattamento timbrico della voce di Angelo… ma a voi la parola, e soprattutto il voto