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se esiste il senso della realtà deve esistere il senso della possibilità

Archivi per il mese di “gennaio, 2013”

Michael Ende: perché gli Ebrei ci hanno insegnato l’umorismo

Michael Ende

Michael Ende

Uno stralcio della conferenza tenuta da Michael Ende nel 1985 in Giappone  sul tema: “perché si scrive per i bambini”. Concludendo le sue argomentazioni l’autore de la Storia Infinita rende calorosamente questo omaggio al popolo ebraico e al suo gusto per l’ironia paradossale, capace di fuggire il rischio di qualsiasi estremismo.

“Dovevo darvi delle spiegazioni del perché scrivo per bambini o del perché scrivo e basta. Il gioco della fantasia, libero e privo di finalità,  è stata la mia prima risposta, da cui scaturisce il crieterio della bellezza, che, a sua volta ci ha portato fino al meraviglioso e al mistero. Se mi è concesso di definire questi tre concetti come i tre punti cardinali del mio mondo poetico ecco che manca il quarto che è, per l’appunto, l’umorismo.

Vedete, signore e signori, tutto quanto ho detto finora, potrebbe condurci ad una variante del dogmatismo. Potrebbe fare dello scrittore qualcosa di simile a un guru del proprio pubblico, un maestro esoterico dei suoi lettori, ma significherebbe che la sua azione si serve di mezzi diversi da quelli puramente artistici. Lo scrittore diverrebbe a sua volta soltanto un propagandista del suo messaggio, servendosi della poesia semplicemente per confezionarlo al meglio. Ed è una cosa che dovrebbe essere assolutamente evitata.

Da questo rischio ci salva solo e unicamente l’umorismo. Va da sé che anche dell’umorismo non è possibile trovare una definizione esauriente. Non lo si può misurare né quantificare, né tantomeno sottoporre a un test. L’umorismo si sottrae a qualsiasi premeditazione, non può essere mai fanatico né dogmatico, ma è sempre umano e amichevole. E’ quell’atteggiamento interiore che ci permette di ammettere senza rancorosità la nostra inadeuguatezza, rendendoci leggeri, e di prendere coscienza dell’inadeguatezza degli altri con un sorriso. L’umorismo non è lo stesso della saggezza, ma le è parente stretto. L’umorismo, secondo me, l’hanno scoperto gli Ebrei, ed ho delle buone ragioni per dirlo. Nella maggior parte delle altre civiltà le persone sono idealiste o realiste. L’idealista rivolge lo sguardo solo all’essenziale, al sublime, al divino, trascurando le fastidiose banalità della vita. Chi invece è realista considera solo le miserie del mondo e ritiene illusoria ogni cosa più elevata. Nella loro lunga e dolorosa storia gli Ebrei hanno imparato a lasciar andare per la loro strada i due opposti estremismi, vivendo in questa tensione tra l’Alto e il Basso e sostenendola con la loro proverbiale ostinazione. Sanno come si debba camminare mangiando dolorosamente la polvere e sanno del Dio eterno. E a furia di mangiar polvere e nella modestia riescono ad arrivare fino al trono di Dio. Questo è il vero umorismo.

Dal momento che qui essenzialmente l’argomento è la letteratura per bambini o per il bambino che c’è in ognuno di noi non vi dico nulla di nuovo se aggiungo ancora che i bambini sono particolarmente ricettivi per il vero umorismo più di ogni altra cosa, perché esso gli insegna che gli errori ci sono e si fanno ma che altresì siamo amati proprio per i nostri errori”

Tratto da Michael Ende, Storie Infinite, a cura di Saverio Simonelli, Rubbettino Editore, 2010

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Branduardi/Fabrizio. Le ragioni di una coppia perfetta

Angelo_Branduardi_e_Maurizio_Fabrizio_nel_1979Branduardi lo ha spesso definito l’altra metà della sua mela, ma anche rievocato tanti momenti vissuti insieme, anche extramusicali: uno su tutti, la corsa nella neve per arrivare in tempo alla nascita della sua primogenita. Ma ci sono diversi motivi squisitamente tecnici e musicali per cui questa coppia può essere definita davvero perfetta.

Il primo: l’apoteosi della chitarra. O meglio delle due chitarre che in tantissime canzoni disegnano una partitura ricca, complessa dove le linee melodiche posseggono un valore proprio e non si limitano quindi ad accompagnare. Anche il semplice arpeggio non è mai lineare ma sempre funzionale alla linea melodica della voce. Basti pensare  a Confessioni di un malandrino, a Canzone per Sarah, ma anche alla splendida e lussureggiante versione live di Profumo d’arancio. Il disco che meglio di tutti riassume questa tendenza è sicuramente Alla fiera dell’est dove gli strumenti a corda letteralmente sovrabbondano.

Il secondo: la ricchezza dei timbri. Maurizio Fabrizio è direttore d’orchestra, ma nasce come fagottista e questa esperienza strumentale porta in dote a Branduardi un’estrema e originalissima cura degli strumenti a fiato. Senza il suo apporto non sarebbe stata neanche  pensabile un’intro sontuosa e inattesa come quella di Nascita di un Lago, ma neanche il florilegio di fiati ne Il vecchio e la farfalla. Il tema della Raccolta, poi, splendido nella sua evocatività campestre è condiviso dagli archi e proprio dal fagotto. Queste scelte timbriche sono uno dei marchi di fabbrica dei dischi di Angelo e un sicuro fattore di differenziazione rispetto al resto degli artisti italiani.

Il terzo: la festosità della musica e delle invenzioni live. Riascoltando un disco magari non perfetto nella selezione dei brani come Camminando camminando si possono apprezzare le ‘riletture’ di Cogli la prima mela, de Alla Fiera dell’est, entrambe precedute da una linea nuova ma affine a quella del tema principale, nonché la capacità di Fabrizio di improvvisarsi flamenchista (si scrive così?) ne I Santi.

Il quarto e ultimo: le partiture orchestrali. Soprattutto nel periodo d’oro, quello che va, per stessa ammissione di Branduardi, da la Luna a Cogli la prima mela l’orchestra è un trionfo di possibilità, temi, voci ulteriori ma funzionali al prodotto. Che dire della ricchezza de la Strega, tra archi, fiati e tastiere, o del tappeto  vago e onirico de La Luna? Anche questa opulenza ha fatto del “brand” Branduardi un unicum assoluto nella produzione musicale nostrana.

Ecco allora che la “reunion” del prossimo 25 febbraio sarà anche un’occasione per sottolineare il grande lavoro di questa coppia e i risultati eccellenti di un incontro maturato tra l’altro sotto l’egida di Fabrizio De André.

La musica è altrove approda su Rai letteratura

la musica è altroveDopo i Grimm ecco Branduardi. La musica è altrove, il libro che ho pubblicato lo scorso anno per l’editrice Ancora raggiunge “Nel Paese delle Fiabe” sul prestigioso portale culturale di Mammarai. Qui il link alla pagina

Nel paese delle Fiabe su Rai Letteratura

copertina il paese delle fiabeComplice la conclusione del loro anno: il 2012 – non solo quello dei Maia, grazie a Dio – i fratelli Grimm hanno conosciuto una fiammata di ritorno di popolarità di cui si è ovviamente giovato anche il mio libro. Ecco qui di seguito il link all’intervista comparsa in home page – ed ora rintracciabile all’interno – del sito della rai dedicato alla letteratura

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