Da la musica è altrove: l’amore per i luoghi lontani
Il luogo lontano, indistinto, fascinoso e in questo autenticamente romantico può anche avere una collocazione immaginaria, un nome fantastico, dai contorni sfuggenti, o una risonanza storica che facilmente perde i contorni oggettivi per trascolorare nel mito, come la Xanadu del grande poeta romantico Samuel Coleridge, autore della Ballata del vecchio marinaio, uno tra i più potenti e riusciti manifesti di questa sensibilità.
Per esprimere questa aspirazione, questa tensione verso mete lontane Branduardi si serve anche della poesia altrui, come è il caso de La ballata del Fiume Blu, direttamente ispirata a una poesia del cinese Li Po. Qui un giovanissimo sposo, costretto a stare lontano dalla moglie, mentre cammina su un tappeto d’erba che copre i suoi passi esprime un desiderio che ha lo stesso piglio di certezza della donna del marinaio e la stessa apparente impossibilità di adempimento:
Avevo sedici anni e mi mandarono lontano
fino alle rapide del Fiume Blu.
Può essere così duro affrontare il mese di Maggio
e l’erba copre i miei passi.
Sei rimasta sola… stai perdendo i tuoi colori,
ma verrà il giorno che ti scriverò
e alle Sabbie del Grande Vento io ti incontrerò.
Il Fiume Blu, un toponimo che potrebbe fare a gara con quelli di Tolkien pur provenendo da una cultura enormemente distante e difficilmente paragonabile, ma che possiede la stessa ampiezza di significato e ricchezza di richiami, che attira come un magnete l’immaginazione di chi ascolta. Un luogo talmente lontano e vasto da poter contenere ogni nostro desiderio e ogni nostra speranza.
Ma la più nota delle canzoni dell’artista lombardo che traduce questo desiderio di compimento, assieme anche alla nostalgia per qualcosa che si è irrimediabilmente perduto ed è oramai addirittura al di là della portata dei sogni, è La favola degli aironi, seconda traccia dell’album Alla fiera dell’est, introdotta da un clarinetto che sviluppa il suo canto sinuoso, vago e malinconico, su un arpeggio di accordi ampi e alterati. Subito all’inizio il primo arpeggio introduce un accordo di nona, in cui c’è grande distanza tra la nota del basso e quella più acuta, per cui l’impressione è istantaneamente di qualcosa che trascina verso un paesaggio che si dilata, un orizzonte smisurato dove la melodia che si fa spazio lì dentro è come una scia visibile, ma intessuta di una luce tenue che finisce nel tutto.
È là che la terra si è chinata
a raccogliere ogni cosa
che il tempo ha abbandonato
lasciato dietro sé
e il vento senza fine
che logora le dune
di spiagge così grigie
Anche i colori contribuiscono all’atmosfera dove ogni cosa pare illimitata e dove ogni esemplare di natura sembra per davvero rappresentare tutti i propri simili, sembra esistere nella canzone come da sempre: così come il tempo, il vento, la terra, tutto è sospeso in un momento immobile dove ricordo, aspirazione, desiderio e rimpianto dimorano nello stesso spazio.
È là che l’ultimo dei fiori
non ha lasciato frutto
e la terra ha ormai scordato
che tanti anni fa
a un vento profumato
distesero gli aironi
le ali colorate
e i corvi dell’inverno si sono ormai posati
è là dove svanisce
l’orizzonte
C’è in tedesco un termine perfetto che esprime questa disposizione d’animo, una parola intraducibile in italiano perché somma in sé molti significati: Sehnsucht, a dire tensione ricerca desiderio, che è anche struggimento e quasi dipendenza psicologica da quello che si sogna. È inevitabilmente uno dei capisaldi della sensibilità romantica e la sua espressione perfetta è il fiore azzurro, cercato, desiderato, inseguito da Heinrich von Ofterdingen, protagonista dell’omonimo romanzo incompiuto di Novalis, icona del romanticismo anche per la sua morte precoce all’età di 29 anni e per l’ardore del suo culto per la poesia e l’immaginazione fantastica. Qui la parola e il sentimento espresso dal romanzo ci servono come modello perché nel suo piccolo anche Branduardi ha trovato un personaggio che vive una situazione analoga: l’aspirazione a un traguardo meraviglioso solo intravisto nell’apparizione di un momento. Nella storia di Novalis il fiore azzurro è solo sognato attraverso i racconti di uno straniero che visita la casa del protagonista, in Branduardi incontriamo invece un pescatore e un’isola che appare nella gola di una montagna:
Sereno navigava
quando all’improvviso
il fiume si nascose
in una gola scura
e si fece notte sinché il monte
non si aprì
e gli apparve allora tra le nuvole
sconosciuta una pianura…
l’isola
sconosciuta l’isola,
ora la vedeva così vicina
Eppure quella terra così carica di presagi non può essere raggiunta, una sorta di stordimento colpisce il pescatore che dimentica perfino il ricordo del suo viaggio. La visione resta un’aspirazione incompiuta per sempre nella mente e nei sogni.