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Archivio per il giorno “giugno 6, 2012”

L’addio a Ray Bradbury

Ray Bradbury

“Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia”. Questa non è la descrizione di un operaio al lavoro in un acciaieria, ma la descrizione dei libri che prendevano fuoco in “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. E’ il modo in cui intendiamo ricordarlo, adesso che non c’è più. Il celebre visionario scrittore americano, nato 91 anni fa a Waukegan, nel territorio di Chicago, è morto oggi a Los Angeles. Celebre per i suoi libri a carattere fantascientifico, ma non solo, Bradbury divenne famoso a 33 anni, nel 1953, proprio per “Fahrenheit 451”, il suo primo vero romanzo. In precedenza aveva già pubblicato 3 romanzi brevi, oltre alla celebre raccolta di racconti «Cronache marziane», che gli aveva aperto le porte della grande editoria americana e della sci-fi. In “Fahrenheit 451” descriveva un mondo del futuro in cui i libri venivano bruciati, una visione di incredibile forza che gli ha dato gloria perenne e che ha dato vita a un vero e proprio filone letterario e non solo. Il libro è diventato poi un celebre film diretto da François Truffaut e un remake è atteso a breve. Ma perché per Bradbury i libri dovevano bruciare? Perché a chi ha dei libri non poteva capitare, a esempio, cose come: “Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di fatti al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri di essere “veramente bene informati. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione di movimento, quando in realtà son fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinché possano pescare con questi ami fatti ch’è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza”. (da “Fahrenheit 451”)

 

Luigi Ferraiuolo

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